Chiudiamo questa serie sulla “guerra dei talenti” in cui abbiamo avuto il piacere di confrontarci con referenti di realtà aziendali molto diverse tra loro, cercando di rispondere alla fatidica domanda: in questo contesto di scarsezza di risorse digitali, quali sono le alternative possibili?
Secondo noi non esiste un’unica soluzione valida per tutti, ma qualunque essa sia, ci sono almeno due punti saldi. Il primo punto è quello di passare da un approccio reattivo a uno proattivo. Bisognerà assumere risorse pensando agli obiettivi di medio termine dell’azienda, anziché a uno specifico ruolo in un progetto o in una funzione. Sarà sempre più difficile trovare risorse “plug & play”, con le competenze richieste. Bisognerà valutare di più il potenziale delle risorse e la loro capacità di adattarsi all’evoluzione del contesto. Si dovrà investire di più in formazione continua, per fare upskilling e reskilling delle risorse, con academy interne e con training on the job. Il secondo punto è quello di sviluppare una proposta per i dipendenti che sia più ampia rispetto alla mera offerta salariale.
Per attirare i talenti e trattenere i dipendenti bisognerà investire sul brand dell’azienda nelle università, nei social, nella pubblicità, in modo da comunicare meglio i valori della cultura aziendale alle nuove generazioni. Bisognerà anche ripensare i luoghi di lavoro e trasformarli in abilitatori di un diverso modo di lavorare, più flessibile, più collaborativo, più inclusivo.
Ma il gap di risorse digitali è così ampio che spesso le aziende non possono pensare di impiegare anni per colmarlo. Per questo, ultimamente ci affianchiamo alle aziende per valutare percorsi alternativi alla crescita organica: acquisire una società tecnologica, creare una joint venture con un player tecnologico, sviluppare una partnership di medio periodo con uno o più partner per la messa a disposizione di risorse e skill digitali reperibili a livello globale, terziarizzare la gestione delle attività digitali a una terza parte specializzata. Ognuna di queste alternative si differenzia in termini di velocità di realizzazione, ritorno dell’investimento, protezione del know-how, agilità di esecuzione, scalabilità, gestione del rischio. Non esiste una ricetta magica, ma ogni azienda ha l’obbligo di affrontare questo tema in modo strutturale, definendo la strategia di sviluppo che meglio si adatta alla propria cultura e al proprio posizionamento competitivo sul mercato.
La raccomandazione principale che possiamo dare è di affrontare il tema in modo globale, non guardando solo al fabbisogno di risorse con competenze digitali, ma all’intera azienda. La digitalizzazione del business è in primo luogo un cambio di cultura, non un tema meramente tecnologico.
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