Dopo anni di torpore (da qui il riferimento alla Bella Addormentata) sembra che il mercato Telecom in Italia si stia svegliando.

Nel 2023 e nei primi mesi del 2024 abbiamo assistito ad annunci di grosse operazioni sul mercato Telecom in Italia, ma il vero anno di svolta, secondo noi, è il 2022. Nella storia moderna delle telecomunicazioni in Italia questo è il primo anno in cui a livello di sistema l’Ebitda (il risultato prima degli interessi e degli ammortamenti) non copre il fabbisogno di investimenti (Capex) dello stesso sistema, complice anche la maxi-rata da 4,5bn€ legata alle licenze 5G pagata nel 2022. Infatti, il risultato Ebitda – Capex nel 2022 è di -3,8bn€. Ma anche senza la maxi-rata, la redditività generata dal mercato consente a malapena di coprire gli investimenti legati alla gestione ordinaria (e.g. sviluppo delle reti fisse e mobili, manutenzioni, investimenti in piattaforme IT).

 

Come si è arrivati a questo punto?

Negli ultimi 15 anni il mercato, a fronte di una costante domanda di investimenti (escluse le licenze) pari a circa 6-7bn€ all’anno, ha perso 18bn€ di fatturato (40% del valore). Nello stesso periodo i costi operativi sono scesi di circa 10bn€, ma non è abbastanza. 

Quindi il sistema ha perso circa 8bn€ di margine, pur continuando a investire in modo costante. 

Forse il consumatore italiano non se n’ è reso conto, ma ne ha sicuramente beneficiato; infatti, i prezzi in Italia sono i più bassi tra le economie sviluppate:

  • 1 giga di telefonia mobile in Italia costa 10 centesimi di dollaro, contro 20 cent della Francia, 60 cent della Spagna, 80 cent di UK, 2,7$ della Germania e 5,6$ degli Stati Uniti.
  • Sul fisso la differenza è meno marcata anche se i 27,7$ mese dell’Italia corrispondono a 35$ della Spagna, 39$ dell’Inghilterra e 55$ degli Stati Uniti.

 

Di chi è la responsabilità?

Probabilmente un po’ di tutti, ovvero operatori e regolatore, anche europeo.

Quando a fine 2016 Wind e H3G si sono fuse, era chiaro che l’operazione avveniva perché l’Italia non riusciva a sostenere 4 operatori mobili infrastrutturati (TIM, Vodafone, Wind e H3G) e negli anni pre 2016 si era innescata una guerra di prezzi. Il regolatore europeo, per autorizzare la fusione ha imposto una serie di cosiddetti “remedies” che hanno portato all’ingresso di Iliad, cioè di un nuovo quarto operatore che si voleva evitare. Dal canto loro gli operatori hanno continuato a farsi la guerra dei prezzi come prima del 2016.

Per quanto riguarda la telefonia fissa, l’introduzione di Openfiber come puro operatore wholesale, se da un lato rispondeva a una giusta priorità nazionale, cioè portare la fibra nelle aree che senza qualche forma di aiuto non sarebbero economicamente sostenibili, dall’altro ha permesso l’ingresso di tanti nuovi operatori nelle aree più interessanti (, es. SKY, Enel, Iliad), di fatto contribuendo alla competizione e alla pressione sui prezzi e sui margini.

 

Quindi gli operatori sono in difficoltà, ma quali sono stati i vantaggi per i consumatori?

Sicuramente i consumatori hanno goduto a lungo di prezzi estremamente bassi; allo stesso tempo però gli operatori, vista la difficoltà di monetizzare le nuove tecnologie, non hanno spinto sullo sviluppo dell’infrastruttura o sull’adozione di nuovi servizi.

Sul fisso, la percentuale di case connesse e case che pagano un contratto con tecnologia FTTH è decisamente più basso di Francia e Spagna, complice anche una rete in rame molto performante che abilita la tecnologia FTTC (Fiber To The Cabinet) con performance che il consumatore giudica buone. 

Per certi versi Italia e Germania sono simili: lo sviluppo e l’adozione di FTTH (Fiber To The Home) è basso in entrambi i paesi per via di tecnologie alternative, come il cavo in Germania e l’FTTC in Italia.

Sul mobile la situazione è più articolata. I dati ufficiali dicono che la copertura 5G in Italia è la più alta d’Europa (99,7% della popolazione vs. 80-85% della media Europea), ma la percentuale di utenti con dispositivi 5G connessi alla rete 5G è tra le più basse dei paesi industrializzati (e.g. 14% in Italia vs. ~20% in Francia e Germania, 35% nei Paesi Bassi e Grecia, 45% in Svizzera, 55% in USA). 

 

Quindi ora cosa sta succedendo?

Di fatto ci sono due megatrend in atto:

  1. Delayering, cioè, la separazione del layer di mercato (ServCo) da quello dell’infrastruttura di rete (NetCo) (e.g. TIM NetCo / ServCo, Wind3 NetCo / ServCo)
  2. Consolidamento, cioè, 2 operatori si mettono insieme per condividere costi e investimenti (e.g. Fastweb e Vodafone Italia)

Delayering
La prima considerazione è che in questo momento l’infrastruttura piace ai mercati finanziari. Le valutazioni dell’infrastruttura raggiungono multipli sull’Ebitda di 10x, rispetto a 6-7 degli operatori telefonici integrati che dispongono anche di infrastruttura.
Ci sono casi specifici che riguardano ogni operazione, ma il concetto fondamentale è di massimizzare l’utilizzo degli asset attirando sempre più clienti.
Da queste considerazioni si evince che, se l’infrastruttura è disponibile a tutti gli operatori sul mercato, non è più un vantaggio competitivo. In altre parole, la competizione avviene non sulle prestazioni tecnologiche ma sulla capacità di attrarre e servire il cliente. Oppure sulla capacità di offrire il servizio al prezzo più basso.

Consolidamento
Ogni operatore ha una serie di costi che non dipendono strettamente dal numero di clienti. Mettendo insieme due operatori come Fastweb e Vodafone Italia la base clienti cresce e si possono fare sinergie su tali costi operativi (Swisscom ha dichiarato 600m€ di sinergie).
In più, in caso di complementarità come per Fastweb e Vodafone, il cross selling, quindi la sinergia sui ricavi è altrettanto interessante: e.g. posso vendere la rete fissa di Fastweb a tutti i clienti Vodafone, e viceversa con il mobile.
In questo caso di consolidamento si tratta di due operatori integrati, quindi con qualche forma di rete. I clienti mobili di Fastweb che oggi utilizzano le reti in affitto di altri operatori (Wind3 e TIM) possono utilizzare la rete di Vodafone mantenendo all’interno il costo della rete di terzi e lo stesso vale per la rete fissa di Fastweb.

 

Cosa ci riserva il futuro?

Innanzitutto, le operazioni annunciate devono chiudersi; poi dipende da come si chiudono. Ricordiamo il tema dei remedies accennato prima che di fatto nel 2016 hanno introdotto un nuovo operatore sul mercato.

Secondo noi questo è solo l’inizio e ci aspettiamo ulteriori sviluppi, sia lungo le direttrici di delayering e consolidamento, e forse anche lungo un tema di specializzazione di business. 

Specializzazione
Partiamo dalla specializzazione del business. Le dinamiche del mercato consumer/retail e del mercato business sono completamente diverse.
Nel mercato consumer ormai l’offerta è una commodity (connettività) e la competizione si basa sul prezzo; nel mercato business, la connettività è solo l’entry point per tutta una serie di altri servizi (e.g. cloud, security, ICT,). Se il mercato consumer significa volumi, quello business è massimizzazione dello share of wallet sul singolo cliente. A dire il vero c’è qualche tentativo di vendere più prodotti anche ai clienti consumer (contenuti, assicurazioni, utilities), ma non abbiamo ancora visto risultati rilevanti.
Il potenziale di mercato per il business è enorme, e l’upside per le telco altrettanto rilevante. E anche l’attrattività per potenziali investitori è molto maggiore per la parte business che per quella consumer.
Ancora non si è vista una separazione societaria tra consumer e business, ma non la escluderemmo, magari con l’entrata di investitori finanziari. Sul business il player più forte è TIM, seguito da Fastweb/Vodafone Italia. Se TIM volesse fare cassa, la parte business sarebbe decisamente un boccone pregiato.

Consolidamento
Per quanto riguarda il consolidamento c’è un limite che si chiama concentrazione e posizione dominante, ma anche qui ci sono diversi scenari.
In questo ultimo periodo Iliad ha cercato un partner. Non trovandolo i suoi clienti potrebbero contribuire ad aumentare la scala degli operatori che competono nel mercato consumer.
SKY dal canto suo, sta cercando di entrare nel mercato Telecom con l’obiettivo di massimizzare lo share of wallet sui propri clienti. E potrebbe essere un partner interessante, per esempio, per un operatore come TIM che sta già puntando sui contenuti per arricchire la sua offerta.

Delayering
Ma se si fa una rete all’ingrosso sul fisso, perché non si può fare anche sul mobile? 
Era un po’ questa la logica del progetto WindTre-EQT. Magari ripartirà con un partner e un set up diverso, e a quel punto magari permetterà di consolidare il mercato. 
E continuando sull’ingrosso: Openfiber e TIM Netco sono già delayered in termini di market facing e infrastruttura. A intervalli regolari si parla di rete unica o di possibile fusione tra Openfiber e TIM NetCo. Riteniamo che questa lettura sia fuorviante e semplicistica. 
Forse avrebbe senso una separazione geografica. Nelle aree di mercato si potrebbe preservare la concorrenza, mentre in quelle meno sostenibili economicamente si potrebbe pensare a una rete unica, magari con partecipazione pubblica.
Ovviamente queste considerazioni non possono prescindere dall’orientamento del regolatore, italiano ed europeo. C’è l’auspicio che a differenza del passato l’approccio sia più flessibile e aperto nei confronti di JV / fusioni viste le numerose criticità del settore e l’estrema frammentazione in Europa. 

Eravamo partiti con “La bella addormentata”, concluderei con il Frank Sinatra di “The best is yet to come”.